Presidente, pochi meglio di Lei conoscono l’Italia, le sue risorse, la sua gente, i suoi problemi; tante volte ha avuto occasione di partecipare da parlamentare, da uomo di governo, da altissimo rappresentante delle Istituzioni, alle vicende del popolo italiano.
Pochi meglio di Lei conoscono il pensiero politico e lo spirito democratico e unificante di Fernando Santi, che mi onoro di rappresentare nella quotidiana azione dell’Istituto Italiano Fernando Santi, finalizzata a tutelare i ceti deboli e la società civile nel suo complesso.
Affido a Lei, pertanto, il pensiero e il contributo di idee e di valori che qui propongo, non solo per la soluzione della difficile contingenza connessa alla formazione del governo nazionale, ma per una possibile e vera inversione di una logica imperante che si è determinata in Italia, a far inizio dall’anno 1948. Ciò allorquando alcune forze politiche si sono adoperate per marginalizzarne altre, pure democraticamente espresse dai cittadini, che sono state in conseguenza poste in minoranza ed escluse dal governo e dalle scelte che riguardavano la società, l’economia e le istituzioni della Nazione.
In forza dell’obiettivo di raggiungere la maggioranza, magari il solo 51% sufficiente per formare qualsiasi governo, in Italia, nel tempo, si è consolidata la prassi di porre all’opposizione la restante minoritaria rappresentanza, sia pure del 49%.
Nessun cittadino è di serie b: tutte le rappresentanze politiche, nella misura determinata dal voto espresso a loro favore, debbono esprimere il volere, le scelte e le indicazioni dei cittadini italiani.
Occorre allora rivoluzionare, porre al bando questo perverso modello che si è andato consolidando nel tempo. Ogni rappresentanza politica esprime il volere dei cittadini, e deve tenere conto del mandato affidatole e di quello di cui sono espressione le altre forze politiche.
L’applicazione di questo fondamentale principio riflette l’idea, gli obiettivi e il fine primario della politica e del modello a cui deve ispirarsi e che deve imprimere all’azione di governo.
A tale criterio elementare, sia pur fondamentale, debbono attenersi le forze politiche che hanno avuto consenso e delega da parte dei cittadini.
Per evidenziarne l’esistenza e le conseguenti buone prassi che implica, basta rivolgere lo sguardo appena oltre i nostri confini e osservare che è quello della Confederazione Svizzera, nella cui azione di governo sono presenti e coinvolte tutte le forze politiche, in proporzione e in ragione della rappresentanza parlamentare che discende dal voto popolare.
Eliminiamo l’attuale modo di procedere, per cui un governo in Italia è legittimato se esprime il 51% dei consensi, mentre sopprime la volontà e le indicazioni politiche del restante 49% dei cittadini: un governo deve costituirsi in forza del mandato complessivo delegato dai cittadini ai partiti politici.
Presidente, valuti di affidare il mandato di Presidente del Consiglio dei Ministri, unitamente a quello di formare un Governo di unità nazionale che coinvolga tutte le forze politiche rappresentate nei due rami del Parlamento, non semplicemente come un fatto contingente e istituzionalmente necessario, ma come regola etica e politica di buon governo e di rappresentatività democratica del popolo italiano, che deve continuare nel tempo.
Distinti saluti
Luciano Luciani
Presidente Istituto Italiano Fernando Santi