Intervista con Luciano Luciani presidente dell'Istituto Italiano Fernando
Santi: appoggeremo liste aperte a giovani, donne e operatori dell'economia e
della cultura
PALERMO\ aise\ - Con le elezioni per il rinnovo dei COMITES ormai alle porte
indette, con ogni probabilità per il 26 marzo 2004, l'Istituto Italiano
Fernando Santi intende contribuire con un proprio apporto programmatico
finalizzato a ispirare, sostenere e promuovere liste aperte alle
Associazioni italiane operanti all'estero e alle loro rappresentanze,
privilegiando nelle liste la presenza del mondo giovanile, femminile,
dell'economia e della cultura.
A spiegarci il significato della "discesa" in campo dell'Istituto è lo
stesso Presidente, Luciano Luciani.
D. Presidente Luciani ci spieghi un po' le motivazioni di questo impegno del
suo istituto alle prossime elezioni dei Comites…
R. Vede, l'Istituto Italiano Fernando Santi, le sue articolazioni all'estero
e quelle nelle Regioni d'Italia, hanno posto con forza, nel corso degli
ultimi anni, il rapporto tra le Comunità di italiani residenti all'estero,
l'Associazionismo e gli Organi di rappresentanza degli Italiani all'estero.
Il dibattito si è concentrato sull'esigenza di ripristinare uno stretto
collegamento, sia sul piano degli interessi da rappresentare che su quello
organizzativo, tra le Associazioni nazionali, quelle regionali e quelle
degli italiani all'estero e tra queste e gli organi di rappresentanza degli
italiani all'estero, quali il COMITES, il CGIE e le Consulte Regionali.
Si è evidenziato che più è debole il rapporto tra l'Associazionismo e gli
Organi di rappresentanza, tanto più deboli diventano le Associazioni e i
loro Organi di rappresentanza istituzionale. Ed invero l'attuale situazione
pone sempre più spesso problemi in ordine all'inadeguato funzionamento di
tali Organi, sia sul piano dell'organizzazione che del rispetto delle regole
democratiche.
D. Al di là di questa analisi, esiste una linea strategica da cui parte
l'iniziativa dell'Istituto Italiano Fernando Santi ?
R. Senza fare lunghi excursus storici, ricordo solo che alla vigilia della
Conferenza-Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, nel marzo 2002, a Palermo,
le più significative associazioni regionali siciliane e quelle di emanazione
nazionale, su proposta dell'Istituto Regionale Siciliano Fernando Santi,
approvavano un documento nel quale esprimevano le loro perplessità in
ordine: al mancato collegamento e confronto, nella fase di elaborazione dei
documenti e nei lavori della Conferenza, con le Consulte Regionali
dell'Emigrazione, le quali esprimono concretamente, unitamente alle
Associazioni Regionali, la continuità di presenza e di azione a tutela delle
Comunità italiane nel mondo; al mancato riferimento, nei documenti
elaborati, di ogni e qualsiasi ruolo e attività di promozione che oggi
necessariamente svolgono e debbono ulteriormente potenziare le Consulte
Regionali e l'Associazionismo Regionale a tutela delle Comunità italiane
fuori d'Italia; all'autoreferenzialità che va attribuendosi il CGIE in ogni
occasione e circostanza utile, come peraltro si legge anche nel documento
del tavolo tematico 4, ove si ipotizza il potenziamento del CGIE in senso
regionalistico, minimizzando il ruolo delle Associazioni Nazionali, di
quelle Regionali e delle consulte Regionali, che deve essere invece
rilanciato e sviluppato anche in raccordo con il CGIE.
D. Questo documento ha, poi, avuto un seguito ?
R. Sì, perché è stato illustrato nel corso della conferenza stessa e sulla
questione si è riaperto un serrato dibattito, tra i partecipanti ai lavori,
sulla necessità di rivalutare il ruolo dell'associazionismo.
E, devo anche dire, che, a distanza di oltre un anno, il 19 novembre 2003,
il Segretario Generale del CGIE, Franco Narducci, presentando la relazione
all'Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero,
avvertiva l'Assemblea sulla necessità di avviare una riflessione sul ruolo
del CGIE e "sulle difficoltà deludenti che viviamo da diversi mesi" per
ritardi e disattenzioni delle Istituzioni, evidenziando altresì, che il CGIE
"deve rivedere criticamente le proprie strategie e propositi". In tale
contesto, e veniamo alla sua precedente domanda, la linea strategica che
l'Istituto Italiano Fernando Santi persegue è quella che le Associazioni
recuperino il ruolo fondamentale che a loro stesse spetta, di raccordo tra
le Comunità e gli eletti e quello di collegamento e di confronto con gli
Organi di rappresentanza degli italiani all'estero, i quali non possono, e
non debbono finire, come spesso è avvenuto, per esprimere singole
individualità, svincolate dai programmi e dall'ambito associativo che
rappresentano. Inoltre, il funzionamento degli Organi di rappresentanza deve
assicurare regole interne di condotta idonee a garantire la massima
partecipazione, anche al fine di legittimare la propria rappresentatività in
ordine al mandato ricevuto.
D. Perché i COMITES?
R. È semplice. Il COMITES costituisce un organo di fondamentale importanza,
sia per dotare di uno strumento proprio di operatività e di rappresentanza
le diverse Comunità italiane residenti all'estero che per la successiva
composizione del CGIE, attraverso l'elezione di secondo grado attribuita ai
componenti dei COMITES. Si rende, quindi, indispensabile connotare e
qualificare l'azione di collegamento con le Comunità italiane nel mondo,
promuovendo significative iniziative e nuove attività nel campo sociale e
culturale previste nei compiti e nelle funzioni dalle leggi istitutive. Tali
sono le aspettative delle diverse rappresentanze di Governo, sia italiane
che dei Paesi ospitanti, e quelle del mondo dell'economia e della cultura.
D. In concreto, quindi, cosa farà l'Istituto Italiano Fernando Santi
rispetto al rinnovo dei COMITES?
R. L'Istituto Italiano Fernando Santi è impegnato, nel rinnovo dei COMITES e
in quello successivo del CGIE, a ispirare, sostenere e promuovere liste
aperte alla rappresentanza del mondo giovanile, femminile, dell'economia e
della cultura, caratterizzate dalla presenza di responsabili fortemente
motivati e impegnati per innovare metodi, contenuti e gruppi dirigenti
operanti nella realtà degli italiani all'estero. Per cui, le conseguenti
candidature nelle liste dovranno essere ispirate a tali criteri al fine di
consentire la valorizzazione e la difesa dei diritti delle Comunità italiane
e di sviluppare l'attività delle rappresentanze dei COMITES e del CGIE
armonicamente a quelle delle Associazioni degli italiani nel mondo, il cui
ruolo e la cui azione resta fondamentale e insostituibile per la tutela e la
rappresentanza delle Comunità italiane nel mondo.
D. E, per concludere, dove si presentano tali liste?
R. Un po' dappertutto. Certo in America Latina, in città come Buenos Aires e
Cordoba appoggiamo molte liste, così come in altre circoscrizioni come Mar
del Plata, La Plata e Rosario.
Tenga presente che, come istituto, siamo presenti in 18 nazioni europee ed
extraeuropee, e dappertutto intendiamo sostenere i nostri quadri, dando il
nostro apporto alle liste per le quali si presenteranno. In alcune zone
agiamo in prima persona, in altre appoggiamo le liste, in altre, come le ho
detto, ci limiteremo ad appoggiare i nostri quadri impegnati.
D. Molta America Latina, dunque...
R. Il fatto è che nei Paesi extracomunitari, in presenza di società
multietniche, per meglio rappresentare i propri diritti e interessi, si
rende necessario, alle comunità italiane, il mantenimento a la
valorizzazione delle proprie radici nazionali. (raf.aro.\aise)
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