SARDINA (FERNANDO SANTI):
Considerazioni sul voto degli Italiani all'estero -
"Meditare sull'andamento delle recenti elezioni dei Comites, all'indomani
della ufficializzazione dei risultati, è un dovere morale che chiunque si
occupi a qualsiasi titolo di emigrazione deve compiere. A cominciare da chi
ha disegnato questo sistema, gli italiani all'estero, gli italiani in
Italia, i candidati eletti e non eletti". È quanto dichiara Gaetano Sardina
dell’Istituto Italiano Fernando Santi, che aggiunge: "la valutazione va
fatta con estrema serenità, senza farsi influenzare dall'euforia o dalla
delusione dell'esito. È uno sforzo che un Paese come l'Italia, che ha una
esperienza consolidata di elezioni democratiche, non può esimersi dal fare".
Ricordando di essere stato in Argentina e Brasile proprio nel periodo in cui
gli italiani lì residenti procedevano all'espressione del voto, Sardina
afferma: "le nostre considerazioni si basano su esperienze dirette e
concrete, sebbene riferite ad uno spazio geografico delimitato. E per questo
motivo non ci sconvolgono, come dovrebbero, le notizie che arrivano da San
Paolo in Brasile o da Cordoba in Argentina o dal Venezuela".
"Tuttavia – prosegue – ci portano ad esprimere delle considerazioni, dei
pensieri a voce alta. E tali considerazioni non possono che essere critiche
nei confronti delle modalità con cui si è proceduto alle votazioni. Modalità
che – secondo Sardina – difettano sotto diversi punti di vista. Il voto per
corrispondenza così architettato non garantisce, alla prova dei fatti,
quelle condizioni minime, in termini di segretezza, che determinano una
libera espressione di preferenza. Il rischio concreto è, come è successo,
che il voto venga delegato (nella migliore delle ipotesi) a persone di
fiducia, o molto peggio ancora, venga condizionato da più o meno leciti
"potentati locali" che si arrogano la facoltà di esprimere il voto in nome e
per conto dell'intestatario della scheda: questo sistema presta il fianco a
queste inquietanti possibilità. Il dato della percentuale dei votanti è di
fatto falsato e non si può nemmeno parlare di affluenza alle urne. D'altro
canto poi si pone a carico dei consolati un lavoro abnorme, senza in molti
casi il necessario adeguamento di mezzi e strutture, che rischia di generare
situazioni inaccettabili per un Paese come l'Italia, anche, e non
secondariamente, con riferimento all'immagine che il Paese proietta nelle
realtà in cui vivono i nostri emigrati".
"Occorre fare, quindi, una lunga e pacata riflessione sul voto degli
italiani all'estero, che – afferma ancora Sardina – prescinda da più o meno
espresse appartenenze politiche, e sforzarsi di trovare una soluzione
adeguata ai problemi che concretamente si sono posti con il sistema del voto
per corrispondenza".
"Il dato incontestabile, che non può che essere condiviso da tutti, è che
non si può andare alle elezioni dei Deputati e dei Senatori della Repubblica
Italiana all'estero con questo sistema. Occorre pertanto modificare
urgentemente l'impianto della legge sul voto degli italiani all'estero (che
non deve dare la sensazione di "voto a tutti i costi") e riconsegnare nelle
loro mani un sistema efficace ed efficiente, che necessariamente preveda
l'espressione del voto in un plesso elettorale, all'interno della quale
l'elettore in solitudine, nel pieno della sua consapevolezza e coscienza,
possa esprimere una preferenza libera, incondizionata e nella certezza
dell'anonimato. Nessuna soluzione che non contempli queste condizioni
elementari di esercizio del voto – conclude – è degna di essere presa in
considerazione".
(aise) |