Intervento di Pippo Cipriani (Istituto Italiano Fernando Santi)
“Ricordo di Placido Rizzotto e dei caduti nel dopoguerra. Anche lo Stato faccia la sua parte”
CORLEONE - Ieri durante la commovente cerimonia di ricordo di Placido Rizzotto, dopo i funerali di Stato tenuti nella Chiesa Madre di Corleone, don Luigi Ciotti (fondatore del Gruppo Abele e di Libera,ndr), parlando insieme alla segretaria generale Cgil Susanna Camusso davanti al cimitero del paese, ha denunciato che ancora oggi lo Stato italiano non riconosce come vittime di mafia chi è caduto prima del 1961, creando un incredibile frustrazione nei familiari e nelle comunità che hanno espresso combattenti contro la mafia e lo sfruttamento.
Sono infatti oltre 46 i dirigenti politici e sindacali, comprese le vittime di Portella delle Ginestre, che dal 1944, anno in cui fu ucciso Andrea Raja a Casteldaccia, fino al 1966 quando a Tusa fu assassinato Carmelo Battaglia, hanno perso la vita per le lotte contro la mafia e per la democrazia.
La Regione Siciliana è arrivata prima dello Stato; infatti nel 1999 con l’approvazione della legge del 6 agosto 1999 “Nuove norme in materia di interventi contro la mafia e di misure di solidarietà in favore delle vittime della mafia e dei loro familiari”. L’articolo 20 infatti della legge, facendo proprio il disegno di legge a firma Cipriani, Capodicasa e altri aveva come oggetto “Norme per il riconoscimento dell’impegno dei dirigenti politico sindacali uccisi dalla mafia nell’immediato dopoguerra” contenente per la prima volta l’elenco completo dei caduti nel periodo tra il 1944 e il 1960.
L’iniziativa per una legge che rendesse un minimo di giustizia a tanti dirigenti che non l’avevano avuta nelle aule dei tribunali fu riproposta durante la commemorazione fatta nel 1998 nel 50° anniversario dell’assassinio di Placido Rizzotto, tenuta a Corleone alla presenza del segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati, i familiari di Rizzotto, le associazioni delle vittime “Non solo Portella” e la Fondazione Accursio Miraglia. Fu ripresa l’idea di una legge regionale che nel tempo era stata proposta dai partiti della sinistra, ma mai approvata, per rendere onore ai caduti, sottolineare l’importanza di una pagina di storia non solo siciliana ma di tutto il Paese, e di un riconoscimento economico ai familiari di tanti sindacalisti che avevano affrontato enormi sacrifici, anche a seguito della scomparsa di congiunti che rappresentavano l’unico sostentamento per le famiglie.
Sarebbe importante che oggi anche il Parlamento nazionale facesse uno sforzo per recuperare la memoria, sostenere i familiari delle vittime e sottolineare lo sforzo straordinario che il popolo siciliano nel tempo ha fatto nel tentativo di contrastare la mafia e il sottosviluppo e che ha pagato con la perdita dei suoi dirigenti migliori. (Pippo Cipriani*/Inform)
* Coordinatore nazionale Istituto Italiano Fernando Santi ed ex deputato Assemblea Regionale Siciliana